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Nuova area tematica dell'Agenzia delle Entrate dedicata al SUPERBONUS 110

fonte immagine:https://www.ilpost.it/2020/07/28/superbonus-110-eco-agevolazione-documenti-guida/

Dopo la pubblicazione della guida fiscale, l'Agenzia delle Entrate ha attivato una nuova sezione del portale che tratta le nuove detrazioni fiscali del 110% (c.d. Superbonus) previste dal decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 Decreto Rilancio, recentemente convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, per gli interventi di efficienza energetica, riduzione del rischio sismico, installazione di impianti fotovoltaici e di colonnine di ricarica di veicoli elettrici.

L'Agenzia ha creato una nuova area tematica specificatamente dedicata al superbonus 110%, suddivisa nelle seguenti sezioni:

  • che cos'è;
  • a chi interessa;
  • gli interventi agevolabili (interventi principali o trainanti - interventi aggiuntivi);
  • quali vantaggi.

Di seguito i principali contenuti della nuova area tematica del portale dell'Agenzia delle Entrate. Il Superbonus è un’agevolazione prevista dal Decreto Rilancio che eleva al 110% l’aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, per specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi antisismici, di installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici. Le nuove misure si aggiungono alle detrazioni previste per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, compresi quelli per la riduzione del rischio sismico e di riqualificazione energetica degli edifici.

Tra le novità introdotte, è prevista la possibilità, al posto della fruizione diretta della detrazione, di optare per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante.

l Superbonus spetta in caso di:

  • interventi di isolamento termico sugli involucri
  • sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale sulle parti comuni
  • sostituzione di impianti di climatizzazione invernale sugli edifici unifamiliari o sulle unità immobiliari di edifici plurifamiliari funzionalmente indipendenti
  • interventi antisismici: la detrazione già prevista dal Sismabonus è elevata al 110% per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021.

Oltre agli interventi trainanti sopra elencati, rientrano nel Superbonus anche le spese per interventi eseguiti insieme ad almeno uno degli interventi principali di isolamento termico, di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale o di riduzione del rischio sismico. Si tratta di

  • interventi di efficientamento energetico
  • installazione di impianti solari fotovoltaici
  • infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici.

La detrazione è riconosciuta nella misura del 110%, da ripartire tra gli aventi diritto in 5 quote annuali di pari importo, entro i limiti di capienza dell’imposta annua derivante dalla dichiarazione dei redditi. In alternativa alla fruizione diretta della detrazione, è possibile optare per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi (sconto in fattura) o per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante.

La cessione può essere disposta in favore:

  • dei fornitori dei beni e dei servizi necessari alla realizzazione degli interventi
  • di altri soggetti (persone fisiche, anche esercenti attività di lavoro autonomo o d’impresa, società ed enti)
  • di istituti di credito e intermediari finanziari.

I soggetti che ricevono il credito hanno, a loro volta, la facoltà di cessione.

Per esercitare l’opzione, oltre agli adempimenti ordinariamente previsti per ottenere le detrazioni, il contribuente deve acquisire anche

  • il visto di conformità dei dati relativi alla documentazione, rilasciato dagli intermediari abilitati alla trasmissione telematica delle dichiarazioni (dottori commercialisti, ragionieri, periti commerciali e consulenti del lavoro) e dai CAF
  • l’asseverazione tecnica relativa agli interventi di efficienza energetica e di riduzione del rischio sismico, che certifichi il rispetto dei requisiti tecnici necessari ai fini delle agevolazioni fiscali e la congruità delle spese sostenute in relazione agli interventi agevolati.

Sensori biodegradabili per il confort degli edifici: sviluppato da ENEA il sistema SENSIBILE

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I dispositivi serviranno a monitorare temperatura, umidità e CO2 nelle nuove smart home

È stato denominato SENSIBILE (SENSori autonomI e Biodegradabili per il monItoraggio ambientaLe negli Edifici) il nuovo progetto di ricerca che l’ENEA sta sviluppando nell’ambito del programma “Proof of Concept”, in collaborazione con l’azienda PROMETE, lo spin-off dell’Istituto Nazionale per la Fisica della Materia (INFM-CNR). L’obiettivo è quello di realizzare un sistema di sensori autonomi e intelligenti in grado di tenere sotto controllo i parametri microclimatici degli ambienti interni come temperatura, umidità e concentrazione di CO2. Una rete di rilevatori in grado di garantire la salubrità all’interno degli edifici con la particolare prerogativa di essere anche biodegradabili e quindi sostenibili ed eco-compatibili nel proprio ciclo di vita. Inoltre l’autosufficienza energetica degli stessi permetterà un funzionamento autonomo e il loro utilizzo consentirà un risparmio energetico sui consumi ed una riduzione dei costi di esercizio.

“L’obiettivo è quello di promuovere un ambiente di vita salubre, sicuro e confortevole per le persone, attraverso l’utilizzo di dispositivi intelligenti, biodegradabili, efficienti ed ecosostenibili, i quali permettano la misura e l’analisi dei parametri ambientali, per attuare il controllo e l’ottimizzazione degli impianti di climatizzazione e di depurazione dell’aria”, sottolinea il ricercatore ENEA Giovanni Landi del Centro Ricerche di Portici (Napoli), che coordina il progetto. "Tali sistemi saranno distribuiti e connessi tra loro, ma la loro biodegradabilità permetterà di ridurre l’impatto ambientale dello smaltimento della mole di rifiuti elettronici che si producono nelle nostre case”, continua Giovanni Landi.

Per la realizzazione dei dispositivi si impiegheranno biomateriali ottenuti da risorse rinnovabili, come ad esempio la gelatina e la cellulosa. “Questi materiali sono intrinsecamente ecosostenibili, biodegradabili, abbondanti (essendo possibile ricavarli da materiali di scarto industriale), rinnovabili e caratterizzati da proprietà non facili da riprodurre nei prodotti commerciali di sintesi” conclude Giovanni Landi.

Il progetto verrà condotto in due fasi. Nella prima fase, svolta dal Laboratorio ENEA di Nanomateriali e dispositivi, si svilupperà il prototipo biodegradabile in cui è presente generatore di corrente che alimenta una tipologia di sensore (ad esempio il sensore di temperatura) in modo tale da accertare la fattibilità tecnologica del progetto. Validata la tecnologia si procederà a trasferirla in ambito industriale.

In una seconda fase, il dispositivo verrà applicato in una casa intelligente monitorando i parametri ambientali attraverso una rete di sensori autonomi distribuita in tutta la casa. I sensori potranno essere progettati con un periodo di vita pre-programmato al temine del quale si degraderanno in maniera sicura per gli esseri umani e l’ambiente. Questo permetterà di gestire in maniera ecosostenibile e consapevole per l’utente il fine-vita del prodotto finale.


L’esercito lancia il progetto Caserme Verdi

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Basi militari innovative a basso impatto ambientale, un’opportunità per il Paese

Presentato il progetto dell’Esercito denominato “Caserme Verdi – Strategie innovative tra ingegneria e architettura: un’opportunità per il Paese”. Durante la Conferenza, tenutasi a Roma presso lo Stato Maggiore dell’Esercito assieme agli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri di Roma in coordinamento con il Consiglio Nazionale Ingegneri e il Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, sono state illustrate le strategie per l’ammodernamento del parco infrastrutturale dell’Esercito che prevede la realizzazione di basi militari di nuova generazione, che rispondano a criteri di efficienza, funzionalità, basso impatto ambientale e ridotti costi di manutenzione. Verranno inoltre impiegati criteri costruttivi innovativi che riguardano la modularità e la rapidità costruttiva.

La riqualificazione energetico-ambientale interesserà 28 sedi distribuite su tutto il territorio nazionale attualmente interessate dalla trasformazione. L’iniziativa "Caserme Verdi", inoltre ha la caratteristica di poter essere estesa ad altri impianti strategici dell’Esercito, anche all’estero nelle operazioni internazionali, poiché non riservata esclusivamente a nuove realizzazioni, ma destinata anche a strutture già esistenti opportunamente rinnovate e potenziate grazie alla collaborazione con l’università La Sapienza di Roma e il mondo dell’industria nazionale.

Tra i relatori, Giovanni Cardinale, vice-presidente CNI, si è soffermato sui processi di rigenerazione urbana e sicurezza strutturale. Sono intervenuti anche l’architetto Stefano Boeri e il sociologo Domenico De Masi.

Il cronoprogramma prevede la realizzazione del progetto nell’arco di 20 anni con un investimento complessivo stimato in 1,5 miliardi di euro. Il Presidente del CNAPPC, Giuseppe Cappochin, ha sottolineato l’importanza dello strumento del concorso per l’assegnazione di questo genere di progetti. Le conclusioni dei lavori sono state tratte dal Gen. di C.A. Salvatore FARINA (Capo di Stato Maggiore dell’Esercito) che ha fortemente voluto il coinvolgimento degli ingegneri e degli architetti in questo progetto.

“Prendiamo atto con soddisfazione - ha detto Armando Zambrano, Presidente CNI - di come questa collaborazione tra Esercito e professionisti stia crescendo. Ciò rappresenta un fattore molto importante. Mettere a disposizione della collettività con continuità le caserme è un fatto di particolare rilevanza, in quanto elemento fondamentale nel processo di rigenerazione urbana. Ora bisogna ragionare su come realizzare questi processi nel minor tempo possibile. In questi giorni si sente dire spesso che l’Italia ha bisogno di progetti, soprattutto in vista del Recovery Fund. Ecco, questo è un ottimo esempio di progetto per il Paese”.


Biopiattaforma, la nuova vita green del termovalorizzatore di Sesto San Giovanni.

fonte immagine:https://www.lifegate.it/biopiattaformalab-gruppo-cap

Il progetto Biopiattaforma di Sesto San Giovanni sarà il primo polo green in Italia dedicato alla circular economy. Si tratta di un progetto unico in Italia, promosso da gruppo Cap, gestore del servizio idrico integrato della Città Metropolitana di Milano e da Core, Consorzio Recupero Energetici, che prevede la trasformazione del termovalorizzatore, che nel 2021 cesserà la sua attività e del depuratore adiacente, in un polo dedicato all’economia circolare. La nuova struttura sarà caratterizzata da due linee produttive: la prima dedicata al trattamento dei fanghi derivanti dalla depurazione delle acque per la produzione di energia termica e fertilizzanti; la seconda di digestione anaerobica per il trattamento dei rifiuti umidi (la cosiddetta Forsu, Frazione Umida Organica) per la produzione di biometano.

Il termovalorizzatore verrà unito al depuratore attiguo, realizzando una piattaforma dedicata alla bioeconomia, di proprietà interamente pubblica. Il nuovo impianto ad alta tecnologia permetterà di smaltire tutti i fanghi di Cap e trasformarli in energia; l’acqua depurata sarà reimmessa nel fiume Lambro o servirà per irrigare le vicine aree verdi. Parallelamente, tratterà la frazione umida dei rifiuti dei comuni limitrofi per produrre biometano. Tutto questo grazie a un investimento consistente, pari a 47 milioni di euro, e al contributo scientifico di università, ricercatori e start up, che potranno sperimentare in loco nuove soluzioni green. Rispetto a oggi si prevede una consistente riduzione dei fumi e delle emissioni dannose (meno 76 per cento) e l’annullamento delle emissioni climalteranti.

Fin dall’inizio i comuni interessati dall’intervento hanno lanciato la proposta di coinvolgere i cittadini, compresi tutti quelli che normalmente non hanno la possibilità di esprimersi in prima persona nelle sedi istituzionali. Per realizzarlo Gruppo Cap ha coinvolto quindi i cittadini e le realtà del territorio attraverso il processo partecipativo BioPiattaformaLab. Una scelta non scontata che è stata accolta positivamente. È stato costituito il primo Rab (Residential Advisory Board) della Lombardia, ovvero un comitato di cittadini che seguirà i lavori. Per comporlo il gruppo ha eseguito una mappatura delle associazioni del territorio, convocandone i referenti, e ha programmato anche delle elezioni su base volontaria, destinate a chiunque desideri farne parte. Per candidarsi e trovare informazioni è stato realizzato un sito ad hoc: biopiattaformalab.it.

È in programma anche uno studio per la realizzazione di una pista ciclo-pedonale che connetta le aree verdi e il nuovo parco a Nord dell’impianto Cap-Core con la pista ciclo-pedonale a Sud lungo il Naviglio della Martesana. Oltre all’aggiornamento dell’attuale isola ecologica comunale con l’obiettivo di recuperare degli spazi esterni a verde per garantire il transito del percorso ciclo-pedonale lungo la sponda est del Lambro.


Il nuovo ponte stradale sul lago Mjøsa.

fonte immagine:https://www.giornalediplomatico.it/Norvegia-a-friulana-Rizzani-de-Eccher-appalto-per-nuova-autostrada.htm

Il consorzio formato dall'impresa friulana Rizzani de Eccher e dalla belga Besix si è aggiudicato l'appalto dell'impresa pubblica norvegese Nye Veier, concessionaria della rete stradale, per la progettazione e la costruzione della nuova autostrada a quattro corsie, la "E6" da Moelv a Roterud, a circa 150 km al nord di Oslo. Il contratto ha un valore di circa 240 milioni di euro. L'appalto include anche la costruzione di un nuovo ponte sul fiume Mjøsa, con un progetto che prevede un ampio utilizzo del legno. Il nuovo viadotto è l’elemento più importante di un programma che interviene sul tracciato dell’autostrada E6. L’obiettivo è incrementare la sua capacità di transito attraverso una nuova strada e un nuovo ponte in legno sul lago.

L'autorità dei trasporti norvegese Nye Veier ha valutato le proposte ricevute per la progettazione e la costruzione del progetto infrastrutturale E6 Moelv-Roterud. A seguito di una gara d'appalto internazionale, la proposta selezionata è stata quella presentata dalla joint venture composta dall’italiana Rizzani de Eccher e dalla belga Besic, in associazione con la norvegese AF Gruppen, al designer e consulente Multiconsult e all’arch. Knut Selberg. Il progetto potrebbe iniziare già nell'agosto di quest'anno con le fasi di progettazione e approvazione, al fine di completare la costruzione dell’opera entro la fine del 2025.

La nuova infrastruttura si allungherà per 1,35 km sulla superficie del lago e dentro le sue acque, che raggiungono la profondità massima di circa 80 metri. L’analisi preliminare del contesto e del terreno era stata affidata a una società estremamente esperta del settore, la danese Ramboll incaricata di sondaggi e valutazioni nel 2017. La realizzazione del ponte più lungo al mondo supportato da una struttura in legno ha impegnato per lungo tempo la Norwegian Public Roads Administration. Nel 2010 venne organizzato un seminario tematico durante il quale gli esperti convenuti avevano accorato la sua fattibilità.

Il nuovo viadotto sul Mjøsa sarà così una struttura mista in legno e cemento armato. Sarà sorretto da una successione di pilastri a Y in cemento armato e svilupperà un impalcato a sezione costante, anch’esso in cemento armato, in modo da consentire il passaggio di veicoli alla velocità di 110 km/h. Una grande travatura reticolare in legno costituirà l’elemento di raccordo tra i pilastri e l’impalcato, costituito da una piastra in cemento armato.

Il progetto imposta il disegno del ponte in modo che almeno il 60% della sua struttura portante sia sempre visibile e scenograficamente illuminata.

Secondo le stime preliminari, il nuovo ponte sarà il 17% più leggero di una pari struttura più tradizionale realizzata completamente in calcestruzzo, naturalmente un minore peso del ponte richiederà fondazioni meno sollecitate. Mentre una complessiva ridotta presenza del cemento si tradurrà in un minore impatto ambientale (la stima delle emissioni complessive è calcolata in una riduzione del 39%) e, in ultimo, una struttura più sostenibile.

I maggiori dubbi riguardano la portanza e la durevolezza nel tempo di una struttura che sarà fortemente sollecitata dall’uso, ma queste risposte ce le potrà dare solo il passare del tempo.